Nel panorama digitale attuale, i temi dell’accessibilità e dell’inclusione stanno assumendo sempre più rilevanza; ne è la prova la Direttiva europea 2019/882, o European Accessibility Act (EAA), che entrerà in vigore a partire dal 28 giugno 2025, imponendo regole per aderire agli standard WCAG 2.1.
Creata per colmare il divario tra settore pubblico e privato, questa normativa si concentra sull’accessibilità digitale. La norma EN 301 549 sviluppata nel 2014, ha definito i requisiti di accessibilità, utilizzati poi per creare le Direttive UE 2016/2102 e 2019/882. In Italia, il 22,7% della popolazione ha disabilità, ciò significa, che ancora oggi queste persone incontrano ostacoli nella vita quotidiana per l’utilizzo di prodotti e servizi digitali.
L’EAA mira a garantire un equo accesso a una vasta gamma di servizi digitali, tra cui pagamenti, sistemi hardware e sistemi operativi informatici, telecomunicazioni, ATM, e-book, biglietteria elettronica, siti web e app mobili.
I soggetti a cui è rivolta la Direttiva sono: fabbricanti, rappresentanti autorizzati, importatori, distributori, fornitori di servizi; per ciascuno di questi operatori si applicano obblighi specifici in materia di accessibilità (specificati negli articoli dal 7 al 13 della Direttiva UE).
Le aziende dovranno collaborare con esperti di accessibilità, formare il proprio team e monitorare l’evoluzione dell’EAA per adempiere ai requisiti richiesti.
Le sanzioni per mancato adempimento variano da € 5.000 a € 40.000. Deroga per le microimprese di servizi con meno di 10 dipendenti e fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro, così come per le aziende per cui l’adempimento risulterebbe eccessivamente oneroso.
La conformità alla direttiva non è solo un obbligo legale, ma un’opportunità per migliorare l’immagine aziendale e l’etica, raggiungendo un pubblico più ampio e dimostrando impegno verso un mondo digitale più equo ed accessibile.
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